Matteo Bittante
Vicolo allo specchio 1
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Stefano Fardelli
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DanceHaus Company
Uno spettacolo di Stefano Fardelli
Con la partecipazione dei giovani danzatori di DanceHaus
produzione: DANCEHAUSpiù / Associazione Culturale Excursus Onlus
In questa creazione del giovane coreografo Stefano Fardelli, commissionata dall’Attakkalari Centre of Movements Arts di Bengalore e supportata dall’ Ambasciata Italiana di Mumbai in India, i Dzlinksdz del titolo sono i cavi elettrici che attraversano il cielo nelle città indiane, connettendo i vari palazzi tra loro ed in qualche modo, idealmente, anche le vite delle persone che vi vivono all’interno. La notte, le strade sono illuminate da pochi lampioni e l’asfalto di un colore biancastro sembra lo schizzo di un dipinto in bianco e nero...Sono solo alcune delle immagini impresse nel ricordo del coreografo durante i suoi soggiorni indiani che ora rivivono sulla scena come ricamate in un arazzo di corde colorate che tagliando lo spazio in modi e livelli diversi disegnano una tela complessa davanti agli occhi dello spettatore. 25 giovani danzatori attraverso i loro corpi entrano in connessione con questo labirinto sperimentando nuove connessioni, trasformando il proprio corpo in materia conduttrice, riscoprendosi al centro di legami inscindibili.
DanceHaus
2 Dicembre 2017 - Ore 20:30
Artedanzae20
Festival Exister_17
FASTIVAL di DANZA CONTEMPORANEA
a cura di Annamaria Onetti
Il festival Exister è parte di DancehausPiù
progetto di promozione danza
L'edizione 2017 del Festival Exister è dedicata a Marta Ruiz, coreografa colombiana che ha lavorato diversi anni a Milano contribuendo alla nascita di ArtedanzaE20.
La danza che cambia
La danza che genera relazioni fra lo spazio e i corpi.
Lo spazio che diviene contenitore e contenuto per una ricerca artistica profonda.
Olimpia Fortuni
Fray
di Olimpia Fortuni
interprete: Pieradolfo Ciulli
musiche: Luca Scapellato
costume e scenografia: Olimpia Fortuni
Realizzato con il sostegno di Sementerie Artistiche e Fattoria Vittadini
Tutto è nato per andare sempre più veloce, è il ritmo del caos. Dal Big Bang ad oggi i pezzi del puzzle dell’esistenza diventano sempre più microscopici, come frattali, e noi oggi non siamo altro che una parte piccolissima del ripetersi di un disegno dell’esistenza di grandezze inimmaginabili. Delicati e fragili quanto un bicchiere di cristallo che, prima o poi, cadrà e si romperà in mille pezzi, poiché è l’inevitabile direzione della vita che tende alla disgregazione e alla frammentazione. “Fray”è una vivisezione cruda del corpo che vive e che corre, oggi, più che scorrere, consumandosi ed esaurendosi. Un cimitero di ossa, fotografia del futuro, parte di quello che materialmente saremo, per ricordarci quanto non sia scontato essere qui, ora. L’influenza dei nostri tempi trasforma la decomposizione in altro ordine e il caos non solo si espande verso il fuori ma dall’interno implode. La pesca che compriamo al supermercato marcisce dentro, mentre fuori la pelle rimane accattivante e desiderosa di essere assaggiata. Noi, nel nostro degrado globale e individuale, seguiamo lo stesso processo fisicamente, spiritualmente, socialmente, culturalmente. Così non solo la vita, ma anche la morte è diventata ambigua e, se esteticamente possiamo godere di tutti i formulati di bellezza e onnipotenza, dentro non possiamo fermare il nostro eterno viaggio verso il caos.La potenza e la bellezza della vita sfugge inconsapevole come la meraviglia di un corpo danzante nel suo viaggio dentro e fuori di sé.
Luna Cenere
Kokoro
di e con Luna Cenere
musiche: Gerard Valverde
disegno luci: Gaetano Battista
Produzione Körper
Collaborazione alla produzione VirgilioSieni/Centro Nazionale di produzione
Vetrina della giovane danza d’autore - Azione del Network Anticorpi XL coordinata dall’Associazione Cantieri
"Kokoro" è una singola parola giapponese che possiamo tradurre come il nostro "essere interiore", ma che letteralmente abbraccia due parole/concetti, quali "la mente" e "il cuore". Questo assolo è la personale ricerca di un unicità dell’essere, un percorso interiore divenuto percorso fisico nello lo spazio, durante il quale il corpo nudo, attraverso la sua esposizione e specifica architettura, si trasfigura e diviene veicolo poetico facendo emergere immagini appartenenti e non ad un‘mondo irreale. Queste immagini, radicate nella coscienza collettiva, si sublimano nel racconto di un’esperienza personale, per poi tramutare questa stessa , attraverso la scena, in esperienza collettiva.
Marco Chenevier
Questo lavoro sull'arancia
di Marco Chenevier
con Marco Chenevier e Alessia Pinto
scene e disegno luci: Andrea Sangiorgi
mentoring: Roberta Nicolai e Roberto Castello
produzione: TiDA Théâtre Danse
con il sostegno di TWAIN Residenza di spettacolo dal vivo della Regione Lazio e di MiBACT - Ministero dei Beni e delle Attività Culturali Assessorato Istruzione e Cultura della Regione Valle d'Aosta
"Questo lavoro sull'arancia" vuole dare forma a una domanda molto precisa: cosa accade se uno spettacolo di danza, anziché come oggetto di linguaggio, viene costruito quale esperienza? Il coreografo si concentra sulla natura del dispositivo scenico attraversandolo insieme al pubblico in un'ottica incentrata su dinamiche esperienziali condivise attraverso la danza: dandosi come regola l'impossibilità di comunicare direttamente con il pubblico, vuole proporre diversi frangenti in cui gli spettatori vorrebbero intervenire.